sabato 12 maggio 2012

La filastrocca di zia Franca

LA FILASTROCCA DI ZIA FRANCA
Lucia, Lucia,
era ne la camera chi liggia
e liggia lu santu nomi
quando Diu si fici omu.
Passà Maria Vergine
e ci dissi : chi avi ?
havi tri iorni chi arraggiu cu st’occhi
chi cosa ci debbo mettiri?
Pampini e finocchi.
Si è purpu morirà,
si è sangu squaglierà.

I RACCONTI DI ZIO PIPPO

Non avevo ancora diciotto anni quando , dopo aver preso un diploma di radiotelegrafista, fui assunto presso le Ferrovie dello Stato. Da Palermo, mia città natale, fui trasferito a Mazara del vallo. Trovai alloggio presso una pensioncina a carattere familiare che si trovava nel centro storico della città ; la casa si trovava in una strada piccola ma molto frequentata a quei tempi ed era proprio fra la via Garibaldi e la piazza Plebiscito. Spesso noi ferrovieri venivamo mandati in trasferta in altre città, ma poteva però anche capitare che altri giovani venissero per qualche periodo a lavorare a Mazara. Ricordo molto bene quello che mi capitò una notte di tanti anni fa, proprio mentre abitavo nella pensioncina di cui ho parlato.
Un giovane palermitano di nome Vito, il cognome non lo ricordo più, in trasferta a Mazara, era ospite come me della casa. Sin dall’inizio del suo soggiorno avevo capito che qualcosa in lui non andava, era sempre triste e pensieroso , non propenso alle chiacchierate e alle confidenze .
Una notte si alzò all’improvviso e cominciò a dire che si voleva ammazzare. Era disperato e, in preda ad una grande agitazione, mi confessò che aveva preso una brutta malattia,una malattia di origine sessuale. Uscì dalla casa di corsa dicendo che si sarebbe buttato a mare ed io non ebbi neppure il tempo di vestirmi , gli andai dietro correndo. Si fermò di fronte alla villa comunale ma intuì che l’altezza dell’acqua non gli avrebbe permesso di morire come desiderava, rimase per un po’ indeciso e in quel momento lo raggiunsi . Ci mettemmo a sedere sul marciapiede e sfoderai tutte le armi di convinzione di cui disponevo alla mia giovane età per cercare di farlo desistere dal suo proposito. Parlai a lungo quella notte e,quando lo vidi più tranquillo, lo presi sottobraccio e lo riportai a casa. Mi ringraziò di cuore qualche tempo dopo e anche le sue sorelle, alle quali aveva raccontato il fatto, vennero a Mazara per ringraziarmi personalmente.
Una notte, mentre ero in trasferta e facevo servizio ad Alcamo diramazione , vidi arrivare in stazione una ragazza. Non c’era per lei la possibilità di proseguire perché non c’erano treni . Mi sembrò giusto farle compagnia e chiacchierare con lei del più e del meno. Al mattino,proprio vicino al luogo in cui eravamo stati , si avvertì un certo movimento. Venni a sapere che un uomo si era impiccato nel ramo di un albero . Eppure io ero stato là con la ragazza tutta la notte e non mi ero accorto di niente! La cosa fu archiviata come suicidio, a me però rimase sempre il dubbio su come era potuta accadere questa cosa terribile a due passi dal luogo in cui mi trovavo.