giovedì 20 dicembre 2018





                                                      LA GIOSTRA

Barbara prese dalla borsetta lo specchietto e guardò con una punta di rabbia i suoi capelli . No, non erano quelli che avrebbe voluto.  Quella stupida parrucchiera! Non aveva capito bene le sue richieste e aveva fatto male il taglio.
Si, va bene,  le ciocche rossicce le scendevano armoniosamente  da una parte del viso  ma la rasatura della testa che lei aveva  voluto dall'altro lato le sembrava poco uniforme e come lasciata a metà. Forse era stata la mamma a chiedere alla sua parrucchiera di non eccedere con il taglio. Pazienza !
Barbara diede una rapida scorsa al trucco, mise un altro filo di rossetto e tornò a guardarsi attorno.
Tutti i ragazzi sembravano presi da quella stupida giostra. Montata nell'atrio interno dell'albergo “Il Mahara”, dove i maturandi dell'Istituto Tecnico Commerciale  tenevano la loro festa, sembrava l'attrazione del momento.
Dieci astronavi pronte al lancio giravano senza sosta per la gioia dei ragazzi che, prendendo  posto all'interno, sembravano  convinti di andare veramente nello spazio.
E invece  rimanevano  lì, nell'atrio dell'hotel; salivano e scendevano i gradini delle  pseudo astronavi  e le loro voci finivano con il  confondersi  con il rumore delle apparecchiature, pronte per la   partenza o  per l' arrivo.
Barbara non riusciva a guardare la giostra. Avvertiva  una strana   sensazione di disagio, come di un qualcosa che le bloccava  lo stomaco  spingendola  a guardare da un'altra parte.
<< Ora saliamo anche noi! >> fece Marco toccandole il braccio.
<< Si, va bene!>> rispose poco convinta la ragazza.
Poi  si specchiò ancora una volta, osservò i tratti del suo viso leggermente tirati a causa della sua  avversione verso la giostra , cosa che non riusciva proprio a spiegarsi ,  rimise in borsetta  la trousse   dei   trucchi e  controllò  i messaggi  al cellulare.
L'ultimo  messaggio era di sua madre. Le raccomandava di non fare tardi e di stare  sempre vigile e attenta.  Come si preoccupava  la sua cara mamma! Sempre lì a controllarla , sospettosa   di tutto e di tutti.




A proposito della mamma e della giostra! C'era  qualcosa che le legava, qualcosa che  a Barbara  sfuggiva  e  che non riusciva ancora a  percepire.  Guardò di sfuggita le astronavi  che continuavano  a girare e,  all'improvviso , un lampo di ricordo fece capolino nei suoi pensieri.
Era piccola, poteva avere cinque o sei anni e si trovava in un posto vicino al mare.  Il lungomare della città, sì, il posto era proprio quello.

Tutt' a un tratto, il ricordo divenne  nitido; un fotogramma  si staccò  dal resto della   pellicola  della sua vita e prese forma animandosi. 
Si rivide bambina in mezzo a una gran folla. La mamma era accanto a lei, le dava la mano mentre  chiacchierava animatamente con un'amica.
Era  un giorno di festa ed era  estate, perché   indossava  un vestitino rosa molto carino  regalatole dalla   nonna.
Aveva insistito tanto con la mamma per salire sulla giostra con la sua amichetta.  Su una macchinetta  rossa  fingevano di guidare e   ridevano contente.
Le mamme guardavano e salutavano le due bambine ad ogni giro della giostra.  Ma... Cosa era successo poi?  Il ricordo preciso degli avvenimenti  balzò fuori dalla nebbia e divenne preciso e reale .
Scendendo dalla macchinetta, Barbara e la sua amichetta non avevano  trovato le mamme ad accoglierle.  Doveva essere stata  questione di pochi  minuti, rifletteva ora la ragazza,  ma l'angoscia provata in quei momenti  era stata viva e reale.
Le mamme erano state  inghiottite dalla folla  lasciando le due  bambine piangenti sulla piattaforma della giostra.
<< Ma che fai, non vieni su ? >>  Marco la guardava  stupito. Gli sembrava strano che Barbara, una ragazza sempre pronta a mettersi in gioco e divertirsi, esitasse a  salire sulle astronavi.
<< Aspettami Marco, salgo con te! >>
La semplice rievocazione di quel lontano episodio della sua infanzia aveva fugato ogni tipo di esitazione e di paura.  In fondo, non c'era stato  nessun abbandono e le cose si erano messe subito a posto.  

domenica 21 ottobre 2018

Pettegolezzi

Di quello che era successo alla figlia della levatrice, Angiuluzza, ne parlarono e ne sparlarono a lungo a Mazara. Sembrava che la storia non avesse mai fine. Più se ne parlava e più particolari si aggiungevano al nucleo centrale del racconto. Anche Franca la raccontò al marito in una lettera e Carlo la riferì ai compagni coloniali perchè si trattava di un pettegolezzo piccante, di quelli che si raccontano la sera quando si sta attorno al fuoco e si chiacchiera del proprio paese e delle cose che si sono sentite dire. I fatti erano questi. Teresa, donna di servizio della levatrice, un giorno, come per caso, aveva invitato a casa sua Angiuluzza, figlia della levatrice. Secondo il racconto fatto per lettera da Franca al marito, c'era stato un inganno. Teresa, che aveva fatto da complice e preparato il tranello per la giovane Angiuluzza, aveva fatto nascondere nella sua camera da letto un maresciallo, un tipo che da tempo era invaghito della ragazza. Così, dopo aver fatto entrare la signorina in camera e averla fatto sedere sul letto matrimoniale, la donna era andata via chiudendosi dietro la porta. Il maresciallo, uscito fuori dal nascondiglio dentro l'armadio, aveva manifestato il proprio amore alla picciotta. Cosa successe veramente in quella stanza dove il maresciallo e la ragazza se ne rimasero per più di tre ore? I due diedero una spiegazione diversa al fatto e fu proprio questo che fece parlare tanto i Mazaresi. Secondo il racconto della ragazza, dopo aver gridato senza essere ascoltata, era stata zittita con un fazzoletto in bocca. Poi era svenuta e non sapeva cosa fosse successo. Secondo il maresciallo invece, c'era stata già da prima una certa intesa fra i due e addirittura lui sosteneva che la giovane non era vergine. Aveva avuto anche il coraggio di dire che qualche volta l'aveva incontrata in locali equivoci. Insomma, per tanto tempo si cercò di capire da che parte stava la verità e tutta la città si trovò a parteggiare per l'uno o per l'altra. Momento altamente drammatico fu quando Angiuluzza mise in giro la voce che avrebbe sparato al maresciallo il quale, dal canto suo, correva il rischio di essere degradato e andare in carcere. Lutto ci fu in casa della levatrice e si sperò tanto in un matrimonio riparatore per fare riprendere alla ragazza la sua onestà. A lu muru vasciu si cci appoianu tutti! E meno male che c'era l'America! Andò a finire che alla ragazza fu fatto un biglietto per l'America, solo andata senza ritorno, dove l'accolsero dei parenti e non si seppe più niente. " Se la fece franca grazie alla divcisa !- commentava Paolino a distanza di anni, raccontando ancora l'episodio- volevo vedere se si fosse trattato di una persona normale come me, se il maresciallo se la passava liscia!"