LA GIOSTRA
Barbara prese dalla borsetta lo specchietto e guardò
con una punta di rabbia i suoi capelli . No, non erano quelli che avrebbe
voluto. Quella stupida parrucchiera! Non
aveva capito bene le sue richieste e aveva fatto male il taglio.
Si, va bene, le
ciocche rossicce le scendevano armoniosamente
da una parte del viso ma la
rasatura della testa che lei aveva
voluto dall'altro lato le sembrava poco uniforme e come lasciata a metà.
Forse era stata la mamma a chiedere alla sua parrucchiera di non eccedere con
il taglio. Pazienza !
Barbara diede una rapida scorsa al trucco, mise un
altro filo di rossetto e tornò a guardarsi attorno.
Tutti i ragazzi sembravano presi da quella stupida
giostra. Montata nell'atrio interno dell'albergo “Il Mahara”, dove i maturandi
dell'Istituto Tecnico Commerciale
tenevano la loro festa, sembrava l'attrazione del momento.
Dieci astronavi pronte al lancio giravano senza sosta
per la gioia dei ragazzi che, prendendo
posto all'interno, sembravano
convinti di andare veramente nello spazio.
E invece
rimanevano lì, nell'atrio
dell'hotel; salivano e scendevano i gradini delle pseudo astronavi e le loro voci finivano con il confondersi
con il rumore delle apparecchiature, pronte per la partenza o
per l' arrivo.
Barbara non riusciva a guardare la giostra.
Avvertiva una strana sensazione di disagio, come di un qualcosa
che le bloccava lo stomaco spingendola
a guardare da un'altra parte.
<< Ora
saliamo anche noi! >> fece Marco toccandole il braccio.
<< Si, va
bene!>> rispose poco convinta la ragazza.
Poi si specchiò
ancora una volta, osservò i tratti del suo viso leggermente tirati a causa
della sua avversione verso la giostra ,
cosa che non riusciva proprio a spiegarsi ,
rimise in borsetta la trousse dei
trucchi e controllò i messaggi
al cellulare.
L'ultimo
messaggio era di sua madre. Le raccomandava di non fare tardi e di
stare sempre vigile e attenta. Come si preoccupava la sua cara mamma! Sempre lì a controllarla ,
sospettosa di tutto e di tutti.
A proposito della mamma e della giostra! C'era qualcosa che le legava, qualcosa che a Barbara
sfuggiva e che non riusciva ancora a percepire.
Guardò di sfuggita le astronavi
che continuavano a girare e, all'improvviso , un lampo di ricordo fece
capolino nei suoi pensieri.
Era piccola, poteva avere cinque o sei anni e si
trovava in un posto vicino al mare. Il
lungomare della città, sì, il posto era proprio quello.
Tutt' a un tratto, il ricordo divenne nitido; un fotogramma si staccò
dal resto della pellicola della sua vita e prese forma animandosi.
Si rivide bambina in mezzo a una gran folla. La mamma
era accanto a lei, le dava la mano mentre
chiacchierava animatamente con un'amica.
Era un giorno
di festa ed era estate, perché indossava
un vestitino rosa molto carino
regalatole dalla nonna.
Aveva insistito tanto con la mamma per salire sulla
giostra con la sua amichetta. Su una
macchinetta rossa fingevano di guidare e ridevano contente.
Le mamme guardavano e salutavano le due bambine ad
ogni giro della giostra. Ma... Cosa era
successo poi? Il ricordo preciso degli
avvenimenti balzò fuori dalla nebbia e
divenne preciso e reale .
Scendendo dalla macchinetta, Barbara e la sua
amichetta non avevano trovato le mamme
ad accoglierle. Doveva essere stata questione di pochi minuti, rifletteva ora la ragazza, ma l'angoscia provata in quei momenti era stata viva e reale.
Le mamme erano state
inghiottite dalla folla lasciando
le due bambine piangenti sulla
piattaforma della giostra.
<< Ma che
fai, non vieni su ? >> Marco la
guardava stupito. Gli sembrava strano
che Barbara, una ragazza sempre pronta a mettersi in gioco e divertirsi,
esitasse a salire sulle astronavi.
<< Aspettami
Marco, salgo con te! >>
La semplice rievocazione di quel lontano episodio
della sua infanzia aveva fugato ogni tipo di esitazione e di paura. In fondo, non c'era stato nessun abbandono e le cose si erano messe
subito a posto.