venerdì 2 gennaio 2009

INQUIETUDINI

Presa da un improvviso attacco d’ansia cercavo un modo per distrarmi e portare la mente fuori dalla situazione contingente in cui mi trovavo invischiata. Avvertivo fortemente il bisogno di evadere dal flusso in cui mi sentivo immersa , volevo sperimentare altre possibilità, riflettere su cose diverse, magari quelle che mi avevano interessato negli anni di studio e di lavoro.
Forse, pensavo, potrei trovare rifugio nel passato, nei fogli di carta, nei quaderni, nelle vecchie agende che ho lasciato per anni ad ammuffire negli scaffali della libreria!
Così, dopo aver tirato fuori mucchi e mucchi di carta , mi ritrovai fra le mani una parte della mia vita. Programmazioni scolastiche, giudizi su alunni, recensioni di libri da adottare nella scuola, foto-ricordo di gite scolastiche. Il mio passato di insegnante emergeva dall’angolo buio in cui l’avevo relegato da qualche tempo insieme ai ricordi di come ero allora, come pensavo, cosa facevo per vivere le mie affannose giornate.
Cominciai a leggere qualche foglio, lo giravo e rigiravo fra le mani, ma lo trovai assolutamente privo di interesse. Nessun brivido, nessuna sensazione di improvvisa riscoperta, solo parole che ormai fanno parte di un’altra epoca, parole superate e inattuali, frasi stupide ed inconcludenti.
E dire che ci avevo lavorato tanto!
La mia mente era alla ricerca di garanzie, sicurezze, assicurazioni ed aveva trovato solo carta straccia !
Quello che dovevo fare era molto semplice. Prendere il mucchio di carte del mio passato di insegnante e buttarlo giù nel secchio giallo della raccolta differenziata. Un colpo secco e via. Buttando nel cestino trent’anni di insegnamento, mi sarei sentita più leggera.
Il mio presente oggi è quello di pensionata, nuovi interessi, l’uso del computer che mi attrae moltissimo, la lettura di libri interessanti, ma c’è soprattutto l’angoscia di dover vivere accanto a mia madre, gravemente malata di Alzheimer. Gli ultimi giorni della sua malattia li sento ben pesanti sulle spalle . Avverto costantemente i suoi odori, sento i suoi flebili lamenti e presa dalle necessità del momento, non riesco ad interessarmi più al mio passato, avverto anzi il bisogno di disfarmene una volta per tutte.
In fondo, nel ripiano più basso della libreria, tocco un ultimo pacco di carta.<<>> esclamo, quasi meravigliata che siano ancora riposte nel classificatore dove le ho sistemate alcuni anni addietro, in un periodo di sosta prolungata. Avevo una brutta flebite e, costretta al riposo, avevo impiegato il tempo a catalogare le lettere d’amore che io e mio marito ci eravamo scambiati durante la nostra giovinezza mettendole in ordine di tempo.
Sono passati più di venti anni e le lettere sono sempre rimaste nello stesso posto, in attesa di essere distrutte, bruciate, spazzate via dall’arrivo inesorabile della maturità e della vecchiaia.
Le lettere sono la mia giovinezza, la nostra giovinezza,e se prima ho avuto delle titubanze a buttar via il passato di insegnante, ora la cosa diventa un po’ più difficile. Si tratta di qualcosa che non riguarda solo la mia persona ma il passato di una coppia .
Le parole scritte in quei fogli ,i desideri, le speranze cominciano a venire fuori dalla carta. Intuisco che hanno preso vita , sono diventati tempo vissuto , casa, figli, famiglia.
Ne prendo qualcuna fra le mani e mi rendo conto che le frasi sono monotone e ripetitive, abbracci e baci a non finire, non ce la faccio a vivere senza di te, vorrei che fossi qui con me e roba simile.
Ma questi fogli di carta non possono divenire spazzatura differenziata perché trasudano amore. Solo a toccarli avverto il sentimento di cui sono intrisi, come un fiore esile sullo stelo ma dalle radici ben salde, solide, ben abbarbicate nel terreno.
Cosa era all’inizio? Era attrazione, desiderio, sentimento indefinibile, vago e sfuggevole, era un palloncino pieno d’aria da riempire tanto da renderlo solido . Non c’erano cose all’inizio, solo amore. E l’amore attendeva di dar vita alle cose.
Quando il desiderio diventò realtà, neanche ce ne accorgemmo, presi come eravamo a vivere ed a goderci ogni piccolo istante della nostra vita insieme.
La sola cosa che possedevamo da giovani era l’amore, l’amore e un vecchio letto di nichel. Ce lo regalò nonno Saverio, alla bella età di 97 anni, il suo letto matrimoniale.
Non era un letto completo, erano solo le sponde che lo avevano accompagnato nel corso della vita, per ben due matrimoni.
Il vecchio nonno aveva detto al nipote:<<>>
Non sapevamo dove conservarlo ed a me non interessava per niente un letto antico.
Mi piacevano i mobili moderni, laccati di bianco, funzionali e pratici. Che me ne faccio di questo vecchio catorcio? Mio padre però lo volle portare a casa perché, non si sa mai, magari un giorno avrebbe potuto essere utilizzato. Lo collocò in terrazza, all’acqua, al sole ed al vento.
Diventò l’unico nostro bene, non avevamo altro.
Quando decisi che, tutto sommato, il letto antico poteva anche andare bene, Saverio iniziò a ricostruirlo. Lucida, salda, smeriglia, a poco a poco il letto si rinnovò e riprese a vivere solo per noi.
Letto, mobili, casa, l’amore si solidifica attorno a noi.
Brucerò queste inutili lettere. Non voglio che qualcuno le legga , un giorno, quando non ci saremo più.
Avevo venti anni allora e la mia vita era solo attesa. Ora, a sessanta, ho finito di attendere.

Mi sento come invischiata nella trappola della malattia di cui soffre mia madre.
Continuo a ripetere a me stessa che la mia vita è proprio davanti a me, con le finestre e porte ben spalancate, senza lucchetti, chiavistelli e chiusure mentre io, ostinatamente, sto accettando di intristire in un mondo chiuso, incrostato dalla muffa di tante, troppe rinunce.
Mi manca però il coraggio di forzare i limiti di questa triste realtà che tende ad imprigionarmi con i suoi orizzonti soffocanti ed a ricattarmi con la complicità della mia debolezza.
Non riesco più a sentire il mistero della mia vita , non so come agitarla , darle del movimento e rimettermi in piedi senza trovare comodo il rifugio in cui mi sono rintanata , la cella in cui mi sono rinchiusa come prigioniera.
Più che di vita mi capita di pensare alla morte. Rivedo il passato come un film e mi sento diversa, estranea alla me stessa di qualche tempo prima, piccola ed indifesa di fronte allo scorrere del tempo.
Come ho fatto ad arrivare a questo punto della storia, cosa capivo prima e cosa sono in grado di capire adesso e perché tutto mi sembra così stupidamente insignificante, tranne questo odore di morte che è l’unica cosa tangibile del mio fluttuante presente?
Le lettere le ho sparse un po’ dappertutto. Fogli ingialliti mostrano parole ormai inutili.
Avverto forte il bisogno di cambiare aria.
Il mondo che mi si presenta davanti agli occhi, quando mi chiudo la porta alle spalle,ha un gradevole odore di vernice fresca.
Non so se cominciare a girovagare per le strade del centro alla ricerca di
distrazione magari guardando le vetrine dei negozi o se prendere la strada
del lungomare per godere della brezza marina.
Alla fine decido di scendere la scalinata che dalla piazza principale porta al lungomare.
La luce del tramonto si posa uniformemente in questa parte della città ed illumina il mare con scie colorate di luce rossastra.
Questa è la Mazara da cartolina, la Mazara che incanta per il suo incredibile splendore naturale.
Guardo con curiosità alcuni giovani che corrono sudati e quasi quasi vengo presa dalla frenesia di correre come loro, muovermi in fretta in quella tranquilla atmosfera che la natura vuole offrirmi.
Sul sedile di marmo due ragazzi si abbracciano teneramente e ridono felici.
Più in giù, nello spiazzo del piazzale, vicino al porto, alcuni slavi stanno montando le baracche del mercatino con la merce messa in bella vista su tavole di legno. Collanine colorate, orecchini, custodie per telefonini, soprammobili in finto legno, piccoli oggetti inutili di cui amiamo riempire la nostra casa. Osservo tutto con interesse e sorrido al proprietario dei piccoli tesori.
Un turista si diverte a riprendere il mare e mostra sorridendo alla sua compagna le inquadrature più belle che è riuscito a fare .
Il bollore della mia inquietudine va scemando, mi rimane un sentimento di attesa , attesa di qualcosa che stento ad individuare.
Mi sembra di essere un cappello appeso nell’attaccapanni. Arriverà prima o poi il proprietario della mia vita e dovrò rendere conto per filo e per segno di come ho speso i miei talenti.
Le barche dei pescatori ritornano lentamente al porto . Gruppi di uomini aspettano sulla banchina l’arrivo del pesce fresco e parlano animatamente fra loro. Gesticolano ed usano una lingua per me sconosciuta, la lingua araba, fatta di frasi lunghe che rimangono come strozzate in gola e parole dal suono gutturale o aspirato.
Mi sento pervasa da una vitalità che mi rigenera completamente.
La vastità del paesaggio che mi sta attorno mi sbigottisce e mi rasserena. Il sole, l’aria e il mare li avverto come un dono colmo di sensazioni. Comincio a sperimentare l’intensità e la bellezza dell’essere nel momento.
Poco fa credevo di essere una povera vittima maltrattata dal “destino” della vita, ma ora scopro di avere risorse sconosciute, emerse dal mio intimo quasi come frutto del dolore e della sofferenza.
Ero rimasta imprigionata senza nemmeno accorgermene e, osservando l’ombra delle palme che si allungano verso il mare, cerco di tirarmi fuori dalle mie catacombe mentali per godere quello che più conta, il mio momento presente.

1 commento:

Shaw Flora ha detto...

Non credo mai che ci sarà mai una soluzione al mio problema relazionale con il mio amante. il mio amante chiamato Randy West mi ha buttato fuori da casa sua e ha portato un'altra signora che ora sente l'unico migliore per lui. fino a quando un giorno ricevo una telefonata da un amico della città che il mio uomo esce per un appuntamento con un'altra donna in città, le ho detto che anch'io sono sorpresa, perché da quando Randy West mi ha lasciato a sentire non penso e non chiamano me. così dopo alcuni giorni la mia amica chiamata Alice mi ha chiamato e mi ha detto che ha trovato un uomo molto potente, ed è un grande erborista africano, davvero tutti sappiamo che gli africani sono benedetti con così tanti poteri a base di erbe che usano per aiutare molte persone, così mi ha detto che il nome dell'uomo è Dr Wealthy che inoltrerà il suo indirizzo e-mail per contattarmi, così davvero mi ha mandato l'indirizzo email di Wealthy e l'ho contattato quel giorno fedele . mi ha spedito dopo un po 'che il mio uomo tornerà da me se solo credo nel suo lavoro, così dopo 48 ore ricevo una telefonata da Randy West, e ha iniziato a chiedere l'elemosina che avrei dovuto perdonarlo contro tutto ciò che aveva fatto per io ... mi ha implorato di spezzarmi il cuore e lasciare che l'altra donna avesse un cuore nuovo. mi promette di non lasciarmi mai andare. ora io e Randy West stiamo pianificando di sposarci il prima possibile. siamo portati indietro con il grande incantesimo d'amore potente e accecato dall'incantesimo Dottor Wealthy, siamo felici e contenti. contatta Dr Wealthy su questo indirizzo di posta elettronica wealthylovespell@gmail.com puoi anche contattarlo tramite whatsapp su +2348105150446 per la soluzione a qualsiasi tipo di problema tu abbia.